Innanzi tutto credo sia doveroso ripercorrere brevemente alcuni tratti per meglio comprendere la Storia fatta soprattutto di fatti perchè sul tema della salute spesso le parole dette non sono supportate successivamente da fatti concreti e tangibili.
Come è noto grossomodo nella seconda metà degli anni novanta si inizia a parlare della “faccenda” PCB a Brescia in prossimità della celeberrima Società Caffaro (Via Milano).
Negli anni successivi vengono effettuati approfonditi accertamenti sull’inquinamento da parte degli organismi competenti (ASL, ARPA e altri enti) commissionati soprattutto dal comune di Brescia e dalla stessa Caffaro (costretta da pronunciamenti degli organi giudicanti).
Ricordo in particolare il “PIANO OPERATIVO PER LA CARATTERIZZAZIONE DELLE ROGGE” realizzato dalla stessa Caffaro nel 2004, dove emergono in maniera evidente due aspetti: il veicolo di trasmissione “predominante” dell’inquinamento è la fitta rete di rogge (fra cui la roggia Sorbanella) che attraversano la città e convergono verso il fiume Mella nei comuni dell’hinterland cittadino (fra cui il nostro paese) e i valori di inquinamento diminuiscono progressivamente allontanandosi dal centro (la Caffaro stessa).
Sempre nello stesso anno (2004) l’ARPA prosegue nelle sua attività di caratterizzazione del territorio e notifica ai comuni di Brescia e Castel Mella i risultati delle analisi dei terreni che evidenziano le aree contaminate; nello stesso anno il comune di Brescia emette una serie di ordinanze restrittive per la tutela della salute dei cittadini (per approfondimenti si veda il sito del comune di Brescia).
Nel mese di dicembre 2005 viene diffusa anche la relazione anche dell’ASL sulle indagini effettuate, dove si evidenzia fra il resto la contaminazione (superamento dei limiti) di tutti i campioni prelevati in territorio di Castel Mella; in questo caso sia il Comune di Brescia sia il Comune di Castel Mella emettono ordinanze restrittive.
La storia degli ultimi due anni è naturalmente ricca di ulteriori analisi, approfondimenti da parte degli organi preposti in tutta l’area interessata dall’inquinamento (soprattutto nel comune di Brescia ma anche in parte di Castel Mella) che hanno permesso acquisire nuovi elementi di caratterizzazione dell’inquinamento.
Appare del tutto evidente la diversità di comportamento negli anni da parte dei due comuni Brescia e Castel Mella.
Da una parte (Brescia) ha sempre cercato di mantenere viva l’attenzione sul “problema PCB”, mantenendo informati i cittadini, commissionando (finanziando) ricerche e approfondimenti, spronando gli altri enti (ARPA, ASL, Provincia, Regione, Ministeri competenti), collaborando fattivamente ad individuare le possibili soluzioni, emettendo puntualmente (ad ogni evidenza emersa dalle analisi) ordinanze sempre più restrittive per la tutela della salute dall’altra Castel Mella che si è limitata a fare esclusivamente gli “atti dovuti” evitando di informare la cittadinanza ad esclusione dei “pochi” cittadini oggetto delle ordinanze stesse.
Per onestà va riconosciuto che l’area e i valori di inquinamento presenti in territorio di Brescia sono in misura molto (di parecchio) superiori a quelli in territorio di Castel Mella come va altresì evidenziato che le risorse finanziarie di cui dispone Brescia non siano paragonabili a quelle di Castel Mella.
Organizzare un’assemblea con i cittadini, pubblicare un piccolo opuscolo con i risultati delle analisi, devolvere anche solo poche decine di migliaia di euro del proprio bilancio per finanziare ricerche e analisi sul terreno o sulla popolazione, forse questo era nelle possibilità della nostra amministrazione che invece ha preferito “minimizzare” il problema limitandosi a fare il minimo indispensabile “prescritto dalla legislazione vigente”.
A scanso di equivoci preciso ulteriormente che la situazione di Castel Mella, ad oggi è assolutamente marginale, molto meno compromessa rispetto a quella di Brescia; va comunque rilevato che le analisi e le caratterizzazioni da parte degli organi competenti (in primo luogo ARPA) sono tuttora in corso.
Certo se si fosse saputo che anche solo in una piccola parte (come emerge dalle analisi fin qui effettuate) del territorio vi erano tracce di PCB forse costruire (ma anche vendere) case a Castel Mella sarebbe stato più difficile…
Un ultimo accenno alla pista di Motocross, che è bene precisare tuttora chiusa come disposto dall’ARPA, in attesa di ulteriori accertamenti; nessuno ha nulla da eccepire ne sulla pratica di uno sport che può piacere o meno ma non è questo il punto, ne tanto meno sui cittadini che lo praticano ma affermare che quanto è accaduto negli ultimi mesi in quell’area, posizionata a ridosso di un “sito inquinato di interesse nazionale” sia frutto di una strumentalizzazione politica contro l’amministrazione che ha causato danni all’intera collettività mi pare francamente una distonia smentita della sequenza dei fatti: sequestro disposto dalla Procura, dissequestro temporaneo e quindi blocco “cautelativo” da parte dell’ARPA (a meno che la Procura e l’ARPA siano organi “politici” e non “tecnici” ma non mi pare…).
Non sarebbe stato più opportuno da parte dell’amministrazione effettuare qualche accertamento “preventivo” sull’area visto la posizione sul territorio prima di consentire il cambio d’uso?
Concludo con una riflessione immaginiamo se quanto è successo in quell’area fosse successo in una zona “urbanizzata” negli ultimi anni …
Come è noto grossomodo nella seconda metà degli anni novanta si inizia a parlare della “faccenda” PCB a Brescia in prossimità della celeberrima Società Caffaro (Via Milano).
Negli anni successivi vengono effettuati approfonditi accertamenti sull’inquinamento da parte degli organismi competenti (ASL, ARPA e altri enti) commissionati soprattutto dal comune di Brescia e dalla stessa Caffaro (costretta da pronunciamenti degli organi giudicanti).
Ricordo in particolare il “PIANO OPERATIVO PER LA CARATTERIZZAZIONE DELLE ROGGE” realizzato dalla stessa Caffaro nel 2004, dove emergono in maniera evidente due aspetti: il veicolo di trasmissione “predominante” dell’inquinamento è la fitta rete di rogge (fra cui la roggia Sorbanella) che attraversano la città e convergono verso il fiume Mella nei comuni dell’hinterland cittadino (fra cui il nostro paese) e i valori di inquinamento diminuiscono progressivamente allontanandosi dal centro (la Caffaro stessa).
Sempre nello stesso anno (2004) l’ARPA prosegue nelle sua attività di caratterizzazione del territorio e notifica ai comuni di Brescia e Castel Mella i risultati delle analisi dei terreni che evidenziano le aree contaminate; nello stesso anno il comune di Brescia emette una serie di ordinanze restrittive per la tutela della salute dei cittadini (per approfondimenti si veda il sito del comune di Brescia).
Nel mese di dicembre 2005 viene diffusa anche la relazione anche dell’ASL sulle indagini effettuate, dove si evidenzia fra il resto la contaminazione (superamento dei limiti) di tutti i campioni prelevati in territorio di Castel Mella; in questo caso sia il Comune di Brescia sia il Comune di Castel Mella emettono ordinanze restrittive.
La storia degli ultimi due anni è naturalmente ricca di ulteriori analisi, approfondimenti da parte degli organi preposti in tutta l’area interessata dall’inquinamento (soprattutto nel comune di Brescia ma anche in parte di Castel Mella) che hanno permesso acquisire nuovi elementi di caratterizzazione dell’inquinamento.
Appare del tutto evidente la diversità di comportamento negli anni da parte dei due comuni Brescia e Castel Mella.
Da una parte (Brescia) ha sempre cercato di mantenere viva l’attenzione sul “problema PCB”, mantenendo informati i cittadini, commissionando (finanziando) ricerche e approfondimenti, spronando gli altri enti (ARPA, ASL, Provincia, Regione, Ministeri competenti), collaborando fattivamente ad individuare le possibili soluzioni, emettendo puntualmente (ad ogni evidenza emersa dalle analisi) ordinanze sempre più restrittive per la tutela della salute dall’altra Castel Mella che si è limitata a fare esclusivamente gli “atti dovuti” evitando di informare la cittadinanza ad esclusione dei “pochi” cittadini oggetto delle ordinanze stesse.
Per onestà va riconosciuto che l’area e i valori di inquinamento presenti in territorio di Brescia sono in misura molto (di parecchio) superiori a quelli in territorio di Castel Mella come va altresì evidenziato che le risorse finanziarie di cui dispone Brescia non siano paragonabili a quelle di Castel Mella.
Organizzare un’assemblea con i cittadini, pubblicare un piccolo opuscolo con i risultati delle analisi, devolvere anche solo poche decine di migliaia di euro del proprio bilancio per finanziare ricerche e analisi sul terreno o sulla popolazione, forse questo era nelle possibilità della nostra amministrazione che invece ha preferito “minimizzare” il problema limitandosi a fare il minimo indispensabile “prescritto dalla legislazione vigente”.
A scanso di equivoci preciso ulteriormente che la situazione di Castel Mella, ad oggi è assolutamente marginale, molto meno compromessa rispetto a quella di Brescia; va comunque rilevato che le analisi e le caratterizzazioni da parte degli organi competenti (in primo luogo ARPA) sono tuttora in corso.
Certo se si fosse saputo che anche solo in una piccola parte (come emerge dalle analisi fin qui effettuate) del territorio vi erano tracce di PCB forse costruire (ma anche vendere) case a Castel Mella sarebbe stato più difficile…
Un ultimo accenno alla pista di Motocross, che è bene precisare tuttora chiusa come disposto dall’ARPA, in attesa di ulteriori accertamenti; nessuno ha nulla da eccepire ne sulla pratica di uno sport che può piacere o meno ma non è questo il punto, ne tanto meno sui cittadini che lo praticano ma affermare che quanto è accaduto negli ultimi mesi in quell’area, posizionata a ridosso di un “sito inquinato di interesse nazionale” sia frutto di una strumentalizzazione politica contro l’amministrazione che ha causato danni all’intera collettività mi pare francamente una distonia smentita della sequenza dei fatti: sequestro disposto dalla Procura, dissequestro temporaneo e quindi blocco “cautelativo” da parte dell’ARPA (a meno che la Procura e l’ARPA siano organi “politici” e non “tecnici” ma non mi pare…).
Non sarebbe stato più opportuno da parte dell’amministrazione effettuare qualche accertamento “preventivo” sull’area visto la posizione sul territorio prima di consentire il cambio d’uso?
Concludo con una riflessione immaginiamo se quanto è successo in quell’area fosse successo in una zona “urbanizzata” negli ultimi anni …
Per approfondimenti:
http://http://www.comune.brescia.it/NR/exeres/62B8B800-3C7D-4B95-A183-57E0E5170064.htm?NRMODE=Published&NRORIGINALURL=%2fIstituzionale%2fSettori%2fambiente%2bed%2becologia%2finquinamento%2bdel%2bterreno%2fsito%2bdi%2binteresse%2bnazionale%2bBrescia%2b-%2bCaffaro.htm&NRNODEGUID=%7b4FFCB416-7290-450F-8641-36E8133C6F27%7d&NRCACHEHINT=NoModifyGuest

34 commenti:
Grazie per la completezza d'informazione.
Dagli articoli finora apparsi, sembrava non vi fossero problemi e si potesse già girare in pista.
Finalmente una campana diversa!
Direi che Arpa e Procura, non sono organi politici, avranno avuto sicuramente le loro buone ragioni per aver preso questi provvedimenti.
«Il tentativo di minimizzare la portata della contaminazione si commenta da solo
Abito da 2 anni a CastelMella, lo scorso anno ho visto la lenzuolata in Viale dei Caduti e fermandomi al gazebo mi avevano iniziato ad informare sulla situazione. Poi dagli articoli apparsi sui giornali in estate ho avuto un'ulteriore approfondimento della situazione. Metterete a disposizione altro materiale?
Nella città di Brescia, così come in provincia restano molteplici le fonti di inquinamento da diossine. Di Policlorobifenili (Pcb) e danni ambientali,credo sia fondamentale l'inforamzione che un Comune deve fare nei confronti dei suoi cittadini.
L’inquinamento e cominciato negli anni ’30, e quello più pesante si e protratto fino agli anni ’80, quando e stata interrotta la produzione dei PCB. Gradualmente si e presa coscienza della pericolosità di questi PCB, delle diossine e di altre sostanze chimiche che venivano trattate nel sito e rilasciate nell’ambiente. Quasi altri 20 anni ci sono voluti prima di trovare la volontà oppure il coraggio di studiare quali fossero le conseguenze di questa produzione industriale a Brescia.
Apprezzo che vi sia anche da parte vostra, come opposizione, un parere su questa importante questione.
Nei campioni di terreno si determinarono, in particolare, i Pcb, le Diossine e molti metalli pesanti. Rispetto alla problematica di cui stiamo trattando, vale la pena ricordare che quantità di Pcb (da pochi microgrammi a centinaia di microgrammi per kg di terreno, con valori distribuiti per la maggior parte tra i 10 e i 50 mcg/kg, ricordando che il limite di legge per le aree verdi e residenziali di Pcb nel suolo era di 1 mcg/kg con il Decreto 471/99, modificato dal governo Berlusconi con il Decreto 152/2006 in 60 mcg/kg) furono riscontrate in tutti i punti del territorio cittadino e degli altri comuni.
Questi dati ho voluto portarveli per informazione, avendo studiato nel settore, anche il nostro comune risulta essere inquinato, anche se non rientra nel sito di interesse nazionale.
Grazie, buona informazione.
Infatti lo scorso giugno nella mia via hanno consegnato un lettera che conteneva il divieto di coltivare, vedessi mio nonno come si è arrabbiato! E per giunta ora gli vogliono costruire li vicino la strada per la pista!
Grazie per il contributo.
Sono un medico che abita da pochi mesi a CastelMella, vi porto a conosocenza di alcuni importanti dati recuperabili anche sul sito http://digilander.libero.it/ambientebrescia/index.html
Il 9 giugno 2007, a Brescia, si è tenuto il convegno nazionale di Medicina Democratica, sul tema "Il ruolo delle popolazioni autoorganizzate nella tutela della salute e dell'ambiente", è stata l'occasione per fare ulteriormente il punto sullo stato delle indagini e sulle problematiche tuttora aperte nel "caso Caffaro".
Il dottor Celestino Panizza ha presentato in particolare una relazione sui dati, fino ad allora non resi pubblici, relativi alla presenza delle diossine nel sangue dei bresciani: in generale si sono riscontrate concentrazioni importanti che raggiungono nei cittadini più direttamente contaminati livelli elevatissimi, mai registrati in altre parti.
Credo che su queste tematiche fondamentali sulla vita dell'uomo sia necessaria la massima responsabilità delle autorità e la più precisa e puntuale informazione ai cittadini.
Grazie per lo spazio.
Anche nella mia via M.Luter King è proibito coltivare ortaggi.
Mi ricordo che in passato l'Amministrazione comunale aveva promesso un'assemblea pubblica su questo argomento: probabilmente i tempi padani in questo senso assomigliano un po a quelli che loro spesso criticano, quelli del sud.
finalmente abbiamo la possibilità noi cittadini attraverso il vostro blog di avere informazioni chiare e trasparenti continuate così
Subito dopo l’articolo di La Repubblica (che ha dato il la alla scoperta) si e cercato di negare che l’inquina-mento della Caffaro costituisse un rischio per la popolazione. E stato detto che l’inquinamento era sotto controllo e che non c’era motivo di allarmarsi. Forse le autorità sarebbero state in grado di convincere la pubblica opinione (e se stesse) che i rischi non fossero poi così gravi. Ma il caso Caffaro non e stato solo discussione e polemica: ci sono stati studi e ricerche affidabili sul terreno, sulle acque, sulle rogge, sugli animali di allevamento, sulle coltivazioni e anche sul sangue degli abitanti. Ultimamente questi studi hanno pienamente confermato la gravita della situazione.
Ho notato che anche in paese se ne inizia a parlare più spesso, sabato fuori da scuola alcune mamme discutevano di questi argomenti, chiedendosi come è possibile documentarsi ulteriormente.
La salute impone chiarezza e comunicazioni tempestive alla popolazione, lo saprà bene il Dottor Mauro.
Si nella passata legislatura L'Amministrazione Comunale si impegnò a convocare una assemblea pubblica: impegno però che rimase sulla carta.
Com’è noto, su richiesta del Comune di Brescia, l’area del Quartiere Primo Maggio è stata inserita con la legge 179 del 31 luglio 2002 nell’elenco dei siti inquinati di interesse nazionale, con conseguente delimitazione del perimetro – attraverso apposito Decreto Ministeriale – ed il passaggio delle competenze amministrative in capo al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio.
In questi anni il Settore Ambiente ed Ecologia del Comune di Brescia, in collaborazione con ARPA e ASL, ha effettuato in più fasi le operazioni di caratterizzazione delle aree inquinate, i cui esiti sono stati sistematicamente inviati al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio per la necessaria approvazione.
Inoltre ai cittadini è stata inviata una lettera informativa.
CastelMella invece ha strumentalizzato numerose volte il problema, forse una maggiore comunicazione come dice il vostro post sarebbe necessaria.
Ho letto il post del medico:interessante. Ho visitato il sito e visto che vi è della documentazione formativa. Sono stati fatti degli studi nella nostra città sul PCB?
Come si può pensare che il problema possa essere risolto con provvedimenti presi dalle singole entità comunali? In ogni caso non è chiamandosi fuori dalle azioni che si stanno intraprendendo, che sono richieste dalla counità europea, che il comune di Castelmella potrà salvaguardare la salute dei suoi abitanti.
Per chi lo desidera sono disponibili importanti approfondimenti (tutta la storia) sul sito del Comune di Brescia.
La salute prima di tutto.
Si ma la situazione non è cosi critica dice il sindaco...però lui abita dall'altra parte del paese...se abitasse come noi dietro l'idras non so se sarebbe della stessa idea!
Condivido il fatto che non vi debbano essere allarmismi, ma è giusto che gli organi competenti facciano le loro analisi.
Noi che abitiamo dove c'era l'ariete, già abbiamo il ponte della fine della tangenziale, con aria abbastanza malsana già di primo mattino, ora anche questa storia del pcb, le nostre case hanno perso valore economico, ma questo è niente rispetto al prezzo della nostra salute.
Volevo rispondere a chi si ricordava che l'amminsitrazione aveva promesso un'assemblea pubblica,non è possibile fare pressione affinchè venga organizzata questa assemblea?E'un diritto dei cittadini quello di essere informati. Chiamando esperti e tecnici, dell?Asl e di chi è compentente.
Sul giornalino dell?amministrazione di questo problema non se n'è mai parlato, sul vostro si...già questo riflette come è considerato il problema dagli schieramenti. Mi auguro possiate fornirci ulteriori spunti di approfondimento.
Grazie
Vi chiedo di tenrci aggiornati su questo importante problema, questo canale può essere un sistama informativo senza bavaglio.
Grazie.
La strada da compiere verso la completa messa in sicurezza e bonifica delle aree inquinate si preannunci purtroppo ancora lunga, sia per la complessità tecnico-scientifica dei problemi che per gli aspetti giuridici ed amministrativi, ai quali si aggiunge la mancanza di adeguati fondi da parte dello Stato.
Questo però non deve comportare una carenza informativa da parte dell'Amministrazione nei confronti dei cittadini.
Lo scontro politico tra Brescia e CastelMella non deve portare a delle carenze ai cittadini di Castelmella.
RIngrazio chi ha pubblicato il post del 12 febbraio, ho visto sul sito del Comune parecchio materiale.
Vien da chiedersi come mai sul sito del nostro comune non c'è traccia di nulla.
Credo sia una strategia della non informazione, con la scusa di non creare preoccupazione infondata ai cittadini.
Do ragione a chi scrive il 13 febbraio, interessante questa ipotesi. Speriamo invece che a livello nazionale si operi in modo che anche le amministrazioni locali debbano provvedere alla salute sul proprio territorio.
Dal sito del Comune di Brescia si evince che il problema è sentito dagli amministratori.
Dal nostro sito, sembra che il nostro comune non sia nemmeno minimamente interessato al problema.
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