Ospitiamo una lettera inviata a BresciaOggi dal circolo PD dell'Iveco di Brescia e pubblicata il 15 febbraio 2009 lettere pag. 61
"Signor direttore, denunciamo con preoccupazione il crescente atteggiamento di repressione messo in atto dal Governo tramite il Ministero dell’interno. In un momento in cui la grave crisi economica crea situazioni di disagio e tensione sociale, ci si aspetterebbe dal Governo un’azione forte e tempestiva sulle iniziative da attuare per affrontarla in termini seri e lungimiranti, invece mentre assistiamo al suo temporeggiamento o peggio latitanza su proposte concrete di rilancio economico e di salvaguardia dell’occupazione, constatiamo come sia veloce la sua risposta repressiva nei confronti di quei lavoratori la cui unica colpa è la difesa del posto di lavoro, come è avvenuto recentemente per i lavoratori dell’INNSE di Milano. Ben diverso è stato il comportamento dell’Inghilterra di fronte alla protesta dei suoi lavoratori per un regolare appalto affidato ad una ditta italiana con lavoratori italiani.La scelta è chiara, non viene più perseguita la ricerca del confronto e della mediazione tra gli interessi in campo, ma viene esaltata la prova di forza, l’esibizione del pugno di ferro attraverso il ricorso alla Polizia di Stato, sia che si tratti di immigrati clandestini sia che di mezzo ci siano poveri lavoratori a cui è stata tolta la certezza del proprio futuro; in questo contesto ci domandiamo se non si sentano a disagio quei lavoratori che hanno affidato, nelle ultime elezioni, le speranze del loro futuro a questo Governo che nei fatti sta dimostrando di averli strumentalizzati a scopi elettorali. Questa operazione risulta facilitata dalle divisioni sindacali, incomprensibili nell’attuale momento che al contrario richiederebbe il massimo di unità di azioni e di proposte, rivolte non solamente ai lavoratori che non rischiano il posto di lavoro, ma soprattutto a coloro che un posto di lavoro precario lo stanno perdendo e a quelli che hanno smesso di sperare.La nostra cultura e le nostre tradizioni di impegno per la tutela dei più deboli attraverso un’azione riformatrice che garantisca pari dignità a tutti i cittadini ci impongono di non tacere di fronte ai pericolosi e miopi segnali di divisione che vengono dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori: la storia degli ultimi anni ci insegna che solo nei momenti di unità sindacale sono state raggiunte le più grandi conquiste salariali e sociali nell’interesse dei lavoratori e del Paese nel suo complesso. Noi non ci rassegnamo e come aderenti al Circolo PD "Iveco-Fiat" sollecitiamo tutto il PARTITO DEMOCRATICO a farsi promotore di iniziative che, pur nel rispetto di autonomie ruoli e competenze, siano utili a far ripartire dialogo e confronto tra le grandi Organizzazioni Sindacali su temi non più rinviabili come le strategie per uscire dalla crisi e le riforme sociali necessarie per costruire un Paese al passo con i tempi, impedendo, attraverso l’azione unitaria, che la crisi si scarichi totalmente sul lavoro dipedente e sui precari.Noi siamo pronti a dare il nostro contributo, e confidiamo nella buona volontà degli altri attori perché ciò che ci unisce - e cioè il porre al centro del nostro operare la realtà produttiva contro quella speculativa e parassitaria - e la difesa dei settori più deboli sono già una solida base di partenza che può far ben sperare per il raggiungimento di obbiettivi che oggi sembrano inarrivabili."
"Signor direttore, denunciamo con preoccupazione il crescente atteggiamento di repressione messo in atto dal Governo tramite il Ministero dell’interno. In un momento in cui la grave crisi economica crea situazioni di disagio e tensione sociale, ci si aspetterebbe dal Governo un’azione forte e tempestiva sulle iniziative da attuare per affrontarla in termini seri e lungimiranti, invece mentre assistiamo al suo temporeggiamento o peggio latitanza su proposte concrete di rilancio economico e di salvaguardia dell’occupazione, constatiamo come sia veloce la sua risposta repressiva nei confronti di quei lavoratori la cui unica colpa è la difesa del posto di lavoro, come è avvenuto recentemente per i lavoratori dell’INNSE di Milano. Ben diverso è stato il comportamento dell’Inghilterra di fronte alla protesta dei suoi lavoratori per un regolare appalto affidato ad una ditta italiana con lavoratori italiani.La scelta è chiara, non viene più perseguita la ricerca del confronto e della mediazione tra gli interessi in campo, ma viene esaltata la prova di forza, l’esibizione del pugno di ferro attraverso il ricorso alla Polizia di Stato, sia che si tratti di immigrati clandestini sia che di mezzo ci siano poveri lavoratori a cui è stata tolta la certezza del proprio futuro; in questo contesto ci domandiamo se non si sentano a disagio quei lavoratori che hanno affidato, nelle ultime elezioni, le speranze del loro futuro a questo Governo che nei fatti sta dimostrando di averli strumentalizzati a scopi elettorali. Questa operazione risulta facilitata dalle divisioni sindacali, incomprensibili nell’attuale momento che al contrario richiederebbe il massimo di unità di azioni e di proposte, rivolte non solamente ai lavoratori che non rischiano il posto di lavoro, ma soprattutto a coloro che un posto di lavoro precario lo stanno perdendo e a quelli che hanno smesso di sperare.La nostra cultura e le nostre tradizioni di impegno per la tutela dei più deboli attraverso un’azione riformatrice che garantisca pari dignità a tutti i cittadini ci impongono di non tacere di fronte ai pericolosi e miopi segnali di divisione che vengono dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori: la storia degli ultimi anni ci insegna che solo nei momenti di unità sindacale sono state raggiunte le più grandi conquiste salariali e sociali nell’interesse dei lavoratori e del Paese nel suo complesso. Noi non ci rassegnamo e come aderenti al Circolo PD "Iveco-Fiat" sollecitiamo tutto il PARTITO DEMOCRATICO a farsi promotore di iniziative che, pur nel rispetto di autonomie ruoli e competenze, siano utili a far ripartire dialogo e confronto tra le grandi Organizzazioni Sindacali su temi non più rinviabili come le strategie per uscire dalla crisi e le riforme sociali necessarie per costruire un Paese al passo con i tempi, impedendo, attraverso l’azione unitaria, che la crisi si scarichi totalmente sul lavoro dipedente e sui precari.Noi siamo pronti a dare il nostro contributo, e confidiamo nella buona volontà degli altri attori perché ciò che ci unisce - e cioè il porre al centro del nostro operare la realtà produttiva contro quella speculativa e parassitaria - e la difesa dei settori più deboli sono già una solida base di partenza che può far ben sperare per il raggiungimento di obbiettivi che oggi sembrano inarrivabili."
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